Le donne nell’energia: la giornata internazionale dei diritti delle donne

Le donne nell’energia: la giornata internazionale dei diritti delle donne

Oggi, 8 Marzo, è la Giornata Internazionale dei diritti della donna, istituita allo scopo di celebrare i traguardi sociali, economici e politici raggiunti. È un giorno dedicato soprattutto, però, al ricordo delle discriminazioni di cui le donne sono state e sono oggetto.

In un precedente articolo relativo alla Giornata mondiale dell’Ingegneria per lo Sviluppo Sostenibile si è discusso dell’importanza di un inserimento massivo delle donne nell’ambito scientifico, sottolineando quanto si tratti di un’esigenza urgente.

Ma in che modo questa giornata ha a che fare con l’energia? Partiamo da alcuni fatti, di ordine globale, che hanno interessato la sfera dell’energia e della sostenibilità, quanto delle risorse.

La COP29 è la Conferenza delle Nazioni Unite sul contrasto al cambiamento climatico, presieduta da esponenti di tutte le nazioni al fine di discutere su come fronteggiare l’emergenza. Quest’anno si terrà in Azerbaijan, per essere precisi nella capitale Baku, dall’11 al 24 novembre.

La nota stonata, (oltre al fatto che l’Azerbaijan sia un Paese che basa la sua economia su combustibili fossili), rilevata già al momento dell’annuncio del paese che avrebbe ospitato l’incontro, è la scelta di un Comitato formato da soli uomini. Questo, contrariamente a quanto era accaduto nel 2023 negli Emirati Arabi Uniti (COP28) in cui il 63% dell’organismo era formato da donne.

La denuncia, con una forte presa di posizione, nasce da She Changes Climate (e viene riportata dal Guardian), una ONG eco-femminista che lancia questo appello:

Questo comitato è un passo indietro nel cammino verso la parità di genere sul clima. Ma c’è ancora tempo per cambiare. Noi chiediamo una rappresentanza uguale nella governance dei colloqui sul clima di quest’anno, perché il cambiamento climatico colpisce tutto il mondo, non metà di esso.

Questo dato delinea un deludente quadro culturale che sottolinea una prospettiva orientata all’“eco gender gap”, cioè una differenza nella percezione e nella partecipazione di uomini e donne nella gestione della crisi climatica. Nonostante la componente femminile, politicamente e sui Social, abbia un ruolo centrale nella sensibilizzazione riguardo i cambiamenti climatici, risulta, invece, totalmente assente nei processi decisionali che determinano le politiche ambientali.

A questo proposito, è interessante parlare di “petro-mascolinità”. Si tratta di un concetto che associa la mascolinità all’industria dei combustibili fossili (in particolare al petrolio, da cui deriva l’etimologia del termine). Questa connessione tra mascolinità e combustibili fossili è radicata nella storia, dalla Rivoluzione Industriale fino ai giorni nostri, a discapito della componente femminile.

L’uso intensivo di combustibili fossili ha alimentato lo sviluppo occidentale in senso autoritario, economico e imperialistico. Questo ha contribuito a perpetuare l’egemonia maschile e il dominio patriarcale su scala globale. (da ZeroCO2)

Noi di Green sosteniamo e auspichiamo la creazione di una sinergia che consenta una gestione a più livelli di questo problema, rendendo evidente che dinamiche come quella registrata in concorrenza del COP29 non siano più tollerabili.

(Credits to: ThatsFab, https://www.instagram.com/p/C4P2GCjA33L/?igsh=Ym53cjl4cTF3ZWE5&img_index=1)

In conclusione, abbracciamo l’appello di ThatsFab per cui le mimosenon bastano, è importante agire: promuovere uguaglianza sul posto di lavoro, tutela delle scelte personali e soprattutto parità di genere.

 Auguriamo a tutte le donne di realizzare i propri sogni, ma soprattutto che possano essere sempre libere e indipendenti, mai più schiave di retaggi culturali patriarcali e maschilisti, di ingiustizie, diseguaglianze e violenze di genere.